Censura sui social network

Molte voci si stanno sollevando per denunciare il pericolo di forti restrizioni alla libertà di pensiero, di parola e di opinione che i colossi del web (Facebook, Twitter, YouTube, Google) stanno attuando a tappeto sulle loro piattaforme. Poiché la rete è di fatto l’unico spazio dove chiunque può esprimere la propria opinione senza dover sottostare a direttive dall’alto, e dato che i suddetti colossi detengono il monopolio di tale spazio, la soffocante censura cui essi sottopongono le pubblicazioni di destra è il preludio a una dittatura mondiale del Pensiero Unico di sinistra.

Qui i link di alcuni articoli che trattano il tema della censura di sinistra (liberal, in America) contro i conservatori.

https://www.buzzfeed.com/craigsilverman/facebook-promises-improvements-after-removing-conservative-p?utm_term=.udeA2QlN7O#.ixAx9jX5Ad

http://dailycaller.com/2018/01/10/anti-conservative-censorship-spreads-from-campuses-to-big-tech/

http://newbostonpost.com/2017/11/28/heres-your-proof-that-facebook-discriminates-against-conservatives/

https://www.christianpost.com/news/facebook-google-twitters-censorship-of-christian-conservative-speech-tackled-in-nrb-initiative-209693/

http://dailysignal.com/2017/10/23/facebook-censors-his-conservative-posts-retired-accountant-contends/

https://gizmodo.com/former-facebook-workers-we-routinely-suppressed-conser-1775461006

http://nlpc.org/2017/10/11/censorship-conservatives-control-twitter-facebook-youtube/

https://townhall.com/columnists/johnhawkins/2018/01/13/how-conservatives-are-being-destroyed-by-facebook-twitter-and-google-without-even-realizing-it-n2433962

https://civicscience.com/is-facebook-changing-the-political-landscape-forever/

 

Mahler – Adagietto dalla Quinta Sinfonia

Luchino Visconti, che aveva uno squisito gusto musicale (per non parlare del resto), scelse di aprire il suo “La morte a Venezia” con l’Adagietto della quinta sinfonia di Mahler. La scelta era del resto suggerita dall’opinione diffusa che il personaggio del protagonista del romanzo di Mann, Gustav von Aschenbach, fosse in parte ispirato al musicista austriaco, di cui riprende anche il nome.

Vedere la cinepresa scorrere sulla laguna opalescente immersa nella bruma mentre si ascolta questa pagina così rarefatta e incantevolmente angosciosa, dà l’impressione di essere trascinati con voluttà nella dissoluzione del mondo che ci appartiene: un “cupio dissolvi” che non potrebbe essere rappresentato in modo più drammatico e al tempo stesso composto. Un modo che richiama la scena finale del film , in cui il disfacimento fisico di Aschenbach, grottescamente accentuato dal colare della tintura dei capelli sul viso, digrada inesorabilmente nella morte.