Tra fronte e fronte, uno spessore

Tra fronte e fronte, uno spessore crescente

di carne inturgidita,

amori dolorosamente vivi,

distanze che portano sfinimento.

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Prigionieri scambiati di notte su treni costretti a mentire,

orologi che tornano alle radici

con vite nel frattempo annichilite,

quadranti retrogradi in cui si iscrive il volo.

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Lei, isolata nei suoi compartimenti,

non altera le sue liturgie,

il suo teatro kabuki scorre nelle stanze,

nastro di celluloide che ripercorre se stesso.

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Le nostre cabine affondano in mari diversi.

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29/5/2023

Con improperi il tartaro raggiunge

Con improperi il tartaro raggiunge

la sua congrega in sella sulle alture.

Grande è la tentazione di irrompere nella vallata

flagellandone i raccolti e le spose,

disturbandone le orchidee,

ragionando di diritti prediali con mandrie esterrefatte.

Si organizzano catene di panieri per contrastare le scorrerie,

assessori corrosi lasciano tarme nelle trincee.

Lo sdegno si solleva nelle terre,

le balze collinari sono ripiegate come stoffe.

Grandi incendi si progettano in stanze lontane.

La verità perlustra gli appezzamenti boschivi e le cateratte

per stendere i suoi diffidenti rapporti.

Nulla di decisivo può essere scritto nelle grandi pagine bianche abbandonate alla luce.

Solimani e mastini avanzano nel Brabante

mentre l’umore dei popoli irrancidisce,

lo slancio si impantana nelle abitudini terriere,

si stinge il cobalto delle insegne avviluppate nelle querce,

la tenzone sfarfalla su acque putrescenti.

Già le gogne si allineano nelle aule e nelle palestre,

altra Storia si mura nei sacelli

per sbrigliare l’aneddotica di futuri eruditi.

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28/5/2023

Decoriamo la città

Decoriamo la città con festoni di bragia,

col fandango di donne dai cognomi chilometrici,

vestite di vapore a balze bianche,

con tacchi che schiacciano ali;

agghindiamo i quartieri con brandelli di calze.

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Al re deve mostrarsi il volto truce,

il laido ghigno del suddito imbelle

impiastricciato di insulti induriti

che scende al mare per guaste abluzioni,

come un delfino di paglia e arsenico.

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C’è un raduno di sindacati sul lungomare;

il filobus striscia sulla rotabile.

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Non si conosce il tragitto del re

forse non verrà

la sua maschera cavernosa ci guarda dall’aria sopra le montagne.

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16/5/2023

I gradi delle scalee vuote

I gradi delle scalee vuote come il respiro degli inermi

Fiaccole punteggiano gli spalti dell’emiciclo

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Adrasto mi diede il potere di deliziare i roseti

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Montano le maree a sconvolgere le terrazze

Le fiaccole vacillano sulle platee in fuga

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Resto indietro, passivo traduttore di effluvi nella vigna solitaria

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15/4/2023

Il messo spalanca le porte

Il messo spalanca le porte

trenta volte massicce.

Entrano le schiere dell’Afasia

a passo di digiuno

con gli arazzi di guerra e le imposture,

sonando pelli d’agnello e batterie vulcaniche,

come perissodattili in marcia.

L’insipienza sbadiglia nei loro grugni barbuti.

Calpestano una mole di affetti non recapitati ed esametri scalzi.

Dirimpetto, batterie di infelici

escono dai loro terrapieni di mugolii.

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19/3/2023