Apostrofata dal sole

Apostrofata dal sole

ordendo morte sulla secca

la barca piroetta,

intacca la trina del frangente.

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La rete dilaniata

fotografia di un energico passaggio.

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Altrove, bocche aperte in perpetuo

sul dorso impressa

la mano iridescente dell’oceano

un baleno mozzato.

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20/9/1985

Grandinata di rose

Grandinata di rose. Apro l’ombrello,

ragno avvolto in un nero mantello.

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Passeggio fitto sotto l’acqua.

Una ragazza dallo sguardo impubere

beve la pioggia col seno.

Batte in uno spiraglio

una luce che non marcisce.

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Tenebra lenta di spessa fibra

accomuna il ghiaccio e la rocca

(viaggia a nera, tagliente andatura)

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7/6/1985

C’è una ferita in un corpo

C’è una ferita in un corpo

che nessuno reclama.

Molte occasioni bianche

volano via dal corpo,

molta notte lo preme.

Seguitando a giacere

mastica vanghe verdi e onori resi,

passi squisiti di visitatori,

infarinato di strada,

rosso e orgoglioso.

Giungono piedi, ordini,

si conficcano sotto

la schiena e tra le costole;

giungono i portabende, ma è l’inchiostro,

la palude d’inchiostro

che li trattiene a sessanta metri

(lambisce le scarpe

la nera risacca).

C’è un indeciso servizio funebre

che percorre le strade scricchiolando;

ci sono dintorni protettivi

e infermiere di gesso che pattugliano

la campagna, nei loro

camici infreddoliti.

Il corpo cola bistro d’insetto vecchio,

molle presso la bocca,

le ginocchia non più necessarie.

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25/1/1983