Saluta la stagione fervente

Saluta la stagione fervente

stesa sul selciato di ossidiana,

chiusa nei petti che solcano l’aria.

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Cerchi in sonno parenti perduti,

morti o troppo cresciuti per ricordarsi di te.

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Rincorri inebetito il tempo

che tutto ha trasformato

mentre ruzzolavi sui greti

dipingendo scenari con gli occhi,

pregustando sorsate di vino

che in cantina hai lasciato irrancidire.

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Cuccioli in spazi aperti si accapigliano;

dal tuo cocuzzolo di sabbia

si allontana il guaito.

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15/3/2024

La vita si legge in nastri rupestri

La vita si legge in nastri rupestri

affumicati dal tempo, fecondati

dal magma aureo degli occhi.

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Baratri in cui si annidano

arti lillipuziane,

folle di licaoni, romanzi di orche gialle;

moli da cui prende il largo

l’uomo in perenne deriva

dalla proda di pietra corinzia.

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Navi incatenate affondano

nelle spire di incensi.

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L’alba un arazzo di ipotesi

lussureggianti.

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7/1/2024

Il tempo si raggruma negli angoli

Il tempo si raggruma negli angoli

rimbalza sugli specchi

cade a grappoli sulle mani.

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Le sue alte offese

scaturiscono da punti innumerevoli.

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Non si possono, correndo alla cieca, schivare i suoi spilli.

Il girotondo degli oceani che lo convoglia

è dipinto in stanze universali.

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19/11/2023

Collidono le placche

Collidono le placche;

l’uomo si ridisegna

sballottato dall’ira di rissosi giganti.

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Il pensiero eternato nell’ambra

scavalca secoli, vede regni cadere:

il suo maremoto arriva a lambirci.

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L’emissario di tante notti

riceve il capitolato di ogni civiltà,

trascina le sue reti cariche

fino al traguardo del tempo.

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Un tizzone di spirito

si spende nell’assenza.

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14/9/2023

Rintocchi e sfriggolii nel bacile

Rintocchi e sfriggolii nel bacile

dove il futuro impasta la sua malta.

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Tentenna un sogno di cammelli

caldo viatico di lingue salse.

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È uno dei quadri che estraggo 

dalle cartelle del tempo.

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Un clangore di arcaici metalli

sgorga dal sonno

mitopoietico.

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Ma già al latte il frumento dei precordi

tostato sbiadisce nel freddo.

M’imbracano

le redini del senno.

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4/12/1985

Era il tempo del pasticciamento felice

Era il tempo del pasticciamento felice, della disordinata concretezza, quando profondevo succhi ed iperboli e scompaginavo i quadri.

Non temevo il ricatto della ragione, la necessità del sentimento. I miei turbamenti erano cromatici, l’ossessione veniva aggredita a colpi d’ascia. I tramonti venivano taciuti, i pendii frastagliati di palizzate, le case si sgretolavano prima di invecchiare.

Il grande respiro sovrano risucchiava ed alterava le linee, gli elementi del miscuglio ripiombavano giù deformati.

Niente è cambiato da allora.

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26/10/1982

Prima che il tempo consumi i suoi pomi

Prima che il tempo consumi i suoi pomi

o il giocatore ispirato mandi in pezzi la scacchiera

e la pellicola perisca nell’incendio che immobilizza i finali

gli aerei precipitano a occhi aperti nella selva pavesata,

dagli ospedali salgono circoli di tremiti,

i radar sui tralicci esplodono sotto il peso sonoro del mondo.

Nulla è così terribile come le malattie più semplici,

il reticolo a brandelli, le giunture indolenzite,

un paese inghiottito dal monte.

E il viaggiatore in corsa non s’accorge di nulla,

i lecci cadenzano la quiete inarrestabile,

la ferita nel monte fuma inutilmente.