La cecità infantile avanza in un fascio di stecche

La cecità infantile avanza in un fascio di stecche. Il Mago ardente, coi piedi nel fumo. Anche un sauro è fermo nelle nebbie. Dagli smalti progredisce una croma verso le terre: abbassa i fuochi come le dita sui tasti, si abbassa al centro dell’era. Una colonna personale scaturisce dalla ferita: l’Andante si innalza nella viola, nello spazio folto di migrazioni.

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1971

La fanciulla e il delfino

Una fanciulla carica di bronzo e di legami aurei perde la sua seta passeggiando sulla vita della spiaggia. C’è un delfino che sbuca dal suono della riva a salutare le evasioni terrestri? Il delfino saluta la fanciulla.

Lui e la fanciulla, lei e il delfino: con tizzoni ai confini dei rispettivi elementi. Si scambiano parole frontali, retrocedono ciascuno alla sua sede.

La seta che spaventò l’animale cercatore, sul fondo dove vive e dorme, eccola alla luce estratta dal mare: di nuovo ai piedi e sul corpo della fanciulla. Di nuovo un uragano.

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1971

Poi mi domandai che cos’è il mare

Poi mi domandai che cos’è il mare.

Ne avevo nozioni confuse, vagamente apprese nei salotti, negli alveari,

prima che nascesse mio figlio, quasi contemporaneamente all’incendio della mia casa.

Una signora mi confidò che il mare era un pezzo di carta

circondato da gatti santi e leggeri

con cappelli inauditi. Ma un bambino affermò

che il mare era la montagna, e i gatti erano sfere sonnolente.

Ne fui molto turbato e volli controllare di persona.

M’incamminai verso la Regione delle Sfere, presso le Favole Cinesi.

Un temporale a metà strada riempì d’acqua tutti i luoghi e mi portò grandi sfere galleggianti su un mare lento.

Seppi cos’è il mare?

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1971