Mozart – Concerto K 488 – Adagio

Mozart – Concerto K 488 – Adagio

pf Maria Yudina

Nell’indugio con cui Maria Yudina affronta l’Adagio del Concerto K 488 non c’è una semplice ricerca di espressività. C’è qualcosa di molto più acuto e meno calcolato: lo sgomento, il sapore dolciastro della morte. Un pallore estenuato pervade questa pagina. Da dove Mozart abbia tratto accenti così accorati, di una tale pacata disperazione, non è possibile nemmeno immaginare. È il sentimento del genitore che assiste il figlio al capezzale, per tenerlo per mano fino all’ultimo, con l’animo inerte dopo aver bruciato tutte le riserve di dolore e disperazione: è questo sentimento di rassegnata ineluttabilità che sembra dettare il tono del movimento.

Di questo, che per delicatezza e smarrimento è l’Adagio più femminile di quanti ne siano mai stati concepiti, solo una donna – con un intuito che trascende perfino il consapevole studio dell’artista – poteva portare alla luce l’angelica tristezza.