Riflessioni sul Covid-19

Nel ripercorrere la storia del Covid-19, salta agli occhi una cosa: la risposta più efficace a una situazione d’emergenza l’ha data una dittatura. Sotto una dittatura il governo non deve preoccuparsi del consenso popolare, dunque può prendere le decisioni più brutali senza incontrare opposizione.

A prescindere dal fatto che il virus sia nato o no in laboratorio, finché la sua circolazione si è svolta in un ambito limitato, il governo cinese ha messo a tacere la cosa mentre studiava le iniziative da prendere. Ma quando l’epidemia ha assunto proporzioni tali da non poter più essere nascosta, è intervenuto con estrema decisione e brutalità, isolando una città di 12 milioni di abitanti come Wuhan. Una città come quella non la si isola con la persuasione: hanno schierato l’esercito con l’ordine di sparare.

Parallelamente hanno proceduto a disinfestazioni massicce con autocisterne che sparavano disinfettante per le strade, mentre gli abitanti se ne stavano tappati in casa. Non si sono limitati a campagne televisive, multe o gride manzoniane. Chi sgarrava veniva fatto fuori.

Tutto ciò è impensabile in un qualunque Stato occidentale. Però ha funzionato. Non credo minimamente alle cifre di 80.000 contagiati e 3.000 morti. Probabilmente vanno moltiplicate per 10 o forse più. Sta di fatto che l’epidemia è stata contenuta, altrimenti non ci avrebbero mandato medici e mascherine e non avrebbero permesso alla popolazione di riaffacciarsi fuori casa.

Come si è visto, nel resto del mondo il virus è arrivato ma non è stato contrastato con la stessa efficacia: a tutt’oggi è in espansione.

Ora, supponiamo che le misure prese in occidente siano talmente deboli da non impedire al morbo di svilupparsi in tutta la sua virulenza e terminare la sua corsa lasciandosi dietro milioni di morti (per non parlare delle conseguenze devastanti sull’economia).

A quel punto sarebbe lecito aspettarsi un interrogativo, già proposto in passato sotto altra forma. L’interrogativo è se sia meglio vivere sotto una dittatura, attrezzata per intervenire energicamente nelle emergenze più gravi, o in un regime democratico, dove siamo tutti più liberi ma che, di fronte alla necessità di prendere da un giorno all’altro decisioni drastiche, non abbia il permesso di farlo.

Nella seconda metà del secolo scorso un dubbio del genere se lo posero coloro che andavano sotto il nome di “pacifisti”. Nel periodo di massimo sviluppo degli armamenti atomici, di fronte al pericolo che una guerra nucleare sterminasse l’umanità, i pacifisti chiedevano il disarmo anche unilaterale. Dal momento che non potevano chiederlo all’Unione Sovietica, che li avrebbe seppelliti di risate, lo chiesero agli Stati Uniti. Ovviamente il disarmo unilaterale di questi ultimi avrebbe comportato la prevalenza dei russi e l’estensione del loro dominio dall’Europa dell’Est a tutto il mondo. Ma i pacifisti preferivano questa eventualità a quella della catastrofe nucleare. Per riassumere la loro posizione in una frase da scandire nei cortei, coniarono lo slogan”better red than dead”.

Curiosamente questo slogan si adatterebbe benissimo alla nostra situazione: se una dittatura come quella comunista cinese è capace di salvare il suo popolo dall’estinzione e le deboli democrazie occidentali non lo sono, allora “meglio rossi che morti”.

È un ragionamento logico. Tuttavia trascura un elemento importante: il caso. Nel valutare i fatti importanti, spesso tendiamo a sottovalutare il ruolo del caso, l’influenza che eventi casuali anche di modesta portata hanno nell’imprimere una svolta al corso degli eventi (1).

Nell’esempio cinese, dobbiamo fare una riflessione. Il governo non è intervenuto subito. Ha attraversato una fase di incertezza sul da farsi, durante la quale il virus si è propagato anche fuori della Cina, senza che se ne sapesse granché. Quando ha capito la gravità della cosa, e soprattutto il pericolo dell’inerzia, il governo cinese ha affondato la lama e ha preso le misure necessarie con tutta la brutalità che la situazione richiedeva. Ma che cosa sarebbe accaduto se si fosse deciso a intervenire anche solo qualche giorno dopo? Probabilmente avremmo assistito alla decimazione della popolazione cinese.

Il caso ha influito molto sull’esito della vicenda. Se fosse accaduto il peggio, l’interrogativo se sia meglio una dittatura che salva il suo popolo, o una democrazia che non sa impedirne lo sterminio, non si porrebbe.

Per tornare all’esempio dei pacifisti, questi ultimi non hanno minimamente preso in considerazione la possibilità che esistessero alternative al loro secco dilemma (un dilemma, per definizione, ha due corni). Il caso ha voluto che due fatti imprimessero una svolta imprevista al corso degli eventi: il primo, che possiamo ancora ricondurre all’uso della ragione umana, è stato il negoziato sulla riduzione bilaterale degli armamenti, che ha gradualmente ridotto, seppur non eliminato, il pericolo di un conflitto nucleare. Il secondo, largamente imprevisto, è stato lo sgretolamento dell’impero sovietico, sotto il peso di una crisi economica non più sostenibile.

Gli esempi russo e cinese dimostrano che gli uomini non hanno il controllo assoluto dei loro destini. Il caso ne è il più delle volte l’arbitro insindacabile. Ciò non significa ovviamente che le decisioni umane siano irrilevanti, ma che il dibattito su quale sia il migliore assetto di governo non può esaurirsi nel dedurre conclusioni automatiche da eventi il cui corso non dipende, se non in minima parte, dalle teorie cui diamo credito.

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NOTE

(1) Oggi si è sviluppato un ampio dibattito teorico sulla ”teoria del caos”. Se ne trova menzione perfino in un film, “Jurassic Park”, per bocca dello scienziato impersonato da Jeff Goldblum. Se non sbaglio, lui fa l’esempio di una goccia d’acqua che scivola su una mano: la direzione che prende è influenzata da tanti fattori, praticamente impossibili da calcolare, che si può sinteticamente dire che sia casuale. Un celeberrimo esempio di questa teoria è il battito d’ali di una farfalla in Amazzonia che provoca un ciclone all’altro capo del mondo.

In epoca moderna vorrei segnalare uno scienziato, premio Nobel per la Medicina nel 1965, Jacques Monod, che si è occupato in modo molto personale della questione nel suo libro “Il caso e la necessità”.

Gli antichi pagani erano ben consapevoli di quanto i nostri destini fossero diretti da forze non controllabili dall’uomo, cui davano il nome di “Fato”.

Il dibattito politico ovviamente banalizza la questione, piegando il ruolo del caso alle opportunità di ciascuna parte, per sminuire le proprie responsabilità o accentuare quelle dell’avversario.

Censura sui social network

Molte voci si stanno sollevando per denunciare il pericolo di forti restrizioni alla libertà di pensiero, di parola e di opinione che i colossi del web (Facebook, Twitter, YouTube, Google) stanno attuando a tappeto sulle loro piattaforme. Poiché la rete è di fatto l’unico spazio dove chiunque può esprimere la propria opinione senza dover sottostare a direttive dall’alto, e dato che i suddetti colossi detengono il monopolio di tale spazio, la soffocante censura cui essi sottopongono le pubblicazioni di destra è il preludio a una dittatura mondiale del Pensiero Unico di sinistra.

Qui i link di alcuni articoli che trattano il tema della censura di sinistra (liberal, in America) contro i conservatori.

https://www.buzzfeed.com/craigsilverman/facebook-promises-improvements-after-removing-conservative-p?utm_term=.udeA2QlN7O#.ixAx9jX5Ad

http://dailycaller.com/2018/01/10/anti-conservative-censorship-spreads-from-campuses-to-big-tech/

http://newbostonpost.com/2017/11/28/heres-your-proof-that-facebook-discriminates-against-conservatives/

https://www.christianpost.com/news/facebook-google-twitters-censorship-of-christian-conservative-speech-tackled-in-nrb-initiative-209693/

http://dailysignal.com/2017/10/23/facebook-censors-his-conservative-posts-retired-accountant-contends/

https://gizmodo.com/former-facebook-workers-we-routinely-suppressed-conser-1775461006

http://nlpc.org/2017/10/11/censorship-conservatives-control-twitter-facebook-youtube/

https://townhall.com/columnists/johnhawkins/2018/01/13/how-conservatives-are-being-destroyed-by-facebook-twitter-and-google-without-even-realizing-it-n2433962

https://civicscience.com/is-facebook-changing-the-political-landscape-forever/

 

Tony Blair

Tony Blair ha annunciato la sua prossima conversione dall’anglicanesimo al cattolicesimo.

Secondo me è la decisione giusta. Nella religione anglicana, il capo della Chiesa è il sovrano d’Inghilterra. Ma, onestamente, come può un sovrano prendersi cura anche della Chiesa?

Prendiamo il caso di Elisabetta II. Tra parate, discorsi della corona, gestione dell’appannaggio, lettura dei tabloid che infangano la famiglia reale, pressioni sulla stampa, trattative con gli ex dipendenti che minacciano rivelazioni scandalo, dove lo trova il tempo per dire una preghierina in anglicano? Il poco tempo libero che ha, preferirà passarlo a imprecare piuttosto che a pregare.

Niente, ci vuole uno che faccia il capo della Chiesa a tempo pieno. La regina d’Inghilterra, rispetto al Papa, è come il medico generico rispetto allo specialista.

Perciò fa bene Tony Blair a passare al cattolicesimo: se hai problemi seri, vai dallo specialista.

(28/6/2007)

Cronache brasiliane

11/5/2007

Nel corso del suo viaggio in Brasile, Papa Benedetto XVI ha canonizzato il beato Antonio de Santa Ana Galvao, che è il primo santo brasiliano.

I fedeli hanno accolto la notizia con esultanza, ma anche con un pizzico di rammarico. Avrebbero voluto che il loro primo santo fosse stato Pelè. Col pallone ha fatto miracoli. E – particolare non trascurabile – ha giocato nel Santos, un nome che suona come un presagio.

Papa Ratzinger sul punto si è mostrato abbastanza conciliante. Ma c’era un piccolo ostacolo: Pelè è ancora vivo.

Vieri spiato

Vieri si è risentito molto di essere stato spiato su ordine di Moratti.

“Ho fatto 100 goal con la maglia dell’Inter”, ha dichiarato il bomber. “Non si spia uno che fa 100 goal”.

C’è del vero in quest’affermazione. Un calciatore che segna 100 reti non va assolutamente spiato, per nessuna ragione.

Da 60 a 99, deve attendersi qualche spiatina, almeno nei momenti salienti della sua vita.

Da 30 a 59, può essere spiato fino a 5 volte alla settimana, senza che da ciò nasca un suo diritto ad avanzare formali proteste.

Ma da 0 a 29 goal, nessuno può opporre la benché minima obiezione se un calciatore viene spiato 24 ore su 24, anche di domenica e nelle altre feste civili e religiose, con telecamere piazzate in ogni angolo della sua casa e un finto specchio collocato sul lavandino del bagno, che permetta di osservarlo comodamente dall’altra parte mentre si passa il filo interdentale fra i canini.

Ognuno deve stare al suo posto secondo il rango che gli compete in base ai goal realizzati. Ricordiamo anche che quelli segnati in fuorigioco non contano.

(30/10/2006)

 

Caro petrolio

Per combattere i rincari causati dall’aumento del prezzo del greggio, il governo ha allo studio varie misure. Le ha illustrate il ministro dell’Economia: “Contro il caro benzina stiamo valutando tre ipotesi. Per prima cosa pensiamo di incidere sulle accise. In alternativa potremmo accidere sulle incise. In ultima analisi potremmo uccidere le Lecciso”.

2009: riammessa lista di centrosinistra presentata in ritardo

Nel 2009, alle elezioni provinciali di Salerno, la lista dei Liberaldemocratici, che sostiene il candidato del centro-sinistra Angelo Villani, viene presentata in ritardo ed è respinta. I legali del movimento, nel ricorso alla Corte d’Appello, scrivono: “la commissione elettorale della Corte d’Appello, al momento della chiusura delle porte, avrebbe dovuto verificare quali presentatori della lista fossero presenti e se qualcuno fosse rimasto fuori, accettando comunque la documentazione che arrivava in ritardo ma mettendo a verbale l’orario di arrivo”.

La lista viene riammessa: si rilevano “cause di forza maggiore”, individuate nel traffico, che ha impedito la presentazione tempestiva dei documenti. A corredo del ricorso, il comandante dei vigili urbani verbalizza: “Sabato è stata chiusa la Salerno-Reggio Calabria tra Fratte e Pontecagnano e tutto il traffico si è riversato sulla tangenziale, con un notevole caos che si è esteso anche al raccordo tra Salerno e Mercato San Severino”.

I senatori del PDL Antonio Paravia e Vincenzo Fasano, in un’interrogazione parlamentare dello scorso 27 maggio, denunciano che alla lista mancavano le firme necessarie per presentare le candidature, che era stata presentata in ritardo, e che il ritardo era stato giustificato da un intervento compiacente della polizia municipale. L’accusa è confermata dalla circostanza che “uno dei candidati della lista interessata nonché sindaco di Corbara, dottor Rino Pauciulo, avrebbe utilizzato un’autovettura della polizia municipale del suo comune per recarsi con urgenza presso la commissione elettorale della Corte d’Appello di Salerno, il giorno di scadenza del termine per la presentazione delle liste”.

Nella risposta scritta, il sottosegretario leghista all’Interno Michelino Davico aveva commentato: “La Corte d’Appello ha applicato il principio del favor admissionis, volto a consentire la più ampia partecipazione dei gruppi alla competizione elettorale”. Secondo la giurisprudenza ricorrente, ha aggiunto Davico, “è da ritenersi valida la presentazione tardiva della lista quando lo scostamento orario è minimo e ascrivibile a circostanze non imputabili agli interessati”.

Il caso è molto simile a quello di Roma: anche a Roma la commissione elettorale non ha accettato i documenti presentati in ritardo, mentre avrebbe dovuto farlo, verbalizzando l’orario di consegna; anche a Roma il ritardo era trascurabile. Non c’era l’esimente del traffico. Ma siamo onesti: come si può considerare il traffico una causa di forza maggiore, quando il termine di presentazione è di tre giorni? La vera e seria giustificazione è che si è voluta favorire la più ampia partecipazione dei gruppi alla competizione elettorale.

E’ un principio sacrosanto. Ma, se è stato applicato in favore di un piccolo gruppo che partecipava ad elezioni provinciali, a maggior ragione dovrebbe esserlo in favore del più grande partito nazionale che partecipa ad elezioni regionali.
La sinistra, che l’anno scorso ha beneficiato di quel principio, oggi non solo lo rinnega, ma addirittura scende in piazza, grida al golpe, vuol mettere in stato d’accusa il Capo dello Stato, reo di aver firmato un provvedimento motivato proprio da quel principio.
Forse la maggior parte di coloro che protestano non conosce l’episodio di Salerno. Ma dovrebbe conoscerlo.