L’anziano macchinario costernato

L’anziano macchinario costernato

lavora a colpi di buio e di gas

triturando soli simultanei

sorseggiando un’attiva mota verde.

Staffila con la coda di fuliggine

volta il collo piagato di catrame

(dissennata danza del ventre meccanico).

Invano cerchi simboli in questa sciatta parodia.

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28/2/1981

Le parole giungono macchiate di morte e di astinenza

Le parole giungono macchiate di morte e di astinenza

Il sordido drappello sosta di notte davanti a una taverna chiusa

Un soldato, smontando da cavallo, dimentica il suo nome

All’interno il chiasso si mischia ai suffumigi: operazioni chirurgiche e investiture in luogo delle cerimonie dell’oste

È tutto un correre fra i tavoli, uno spegnere luci, uno slanciarsi in ardite meditazioni, un fondere oricalchi

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La paratassi dei licheni strangola la nave

La bonaccia rende infermo il cielo

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Di nuovo squarci di teorie flettono l’azione al suolo. La polvere si dissolve sull’osso piatto (per un soffio pensieroso?). La scapola interrata non testimonia l’Era.

Fermate la sepoltura degli occhi; decidete queste diatribe di sogni!

Mi accovaccio sulla linea della pineta inabissata; ancora una frantumazione, un quintetto sfilacciato, un vociare di semibiscrome nel dedalo.

I cavalieri fioccano come neve o frusta sulla strada di cera. Pandemonio di stoccate e latte colante.

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17/2/1981