Le parole giungono macchiate di morte e di astinenza
Il sordido drappello sosta di notte davanti a una taverna chiusa
Un soldato, smontando da cavallo, dimentica il suo nome
All’interno il chiasso si mischia ai suffumigi: operazioni chirurgiche e investiture in luogo delle cerimonie dell’oste
È tutto un correre fra i tavoli, uno spegnere luci, uno slanciarsi in ardite meditazioni, un fondere oricalchi
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La paratassi dei licheni strangola la nave
La bonaccia rende infermo il cielo
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Di nuovo squarci di teorie flettono l’azione al suolo. La polvere si dissolve sull’osso piatto (per un soffio pensieroso?). La scapola interrata non testimonia l’Era.
Fermate la sepoltura degli occhi; decidete queste diatribe di sogni!
Mi accovaccio sulla linea della pineta inabissata; ancora una frantumazione, un quintetto sfilacciato, un vociare di semibiscrome nel dedalo.
I cavalieri fioccano come neve o frusta sulla strada di cera. Pandemonio di stoccate e latte colante.
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17/2/1981