Saluta la stagione fervente

Saluta la stagione fervente

stesa sul selciato di ossidiana,

chiusa nei petti che solcano l’aria.

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Cerchi in sonno parenti perduti,

morti o troppo cresciuti per ricordarsi di te.

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Rincorri inebetito il tempo

che tutto ha trasformato

mentre ruzzolavi sui greti

dipingendo scenari con gli occhi,

pregustando sorsate di vino

che in cantina hai lasciato irrancidire.

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Cuccioli in spazi aperti si accapigliano;

dal tuo cocuzzolo di sabbia

si allontana il guaito.

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15/3/2024

La vita si legge in nastri rupestri

La vita si legge in nastri rupestri

affumicati dal tempo, fecondati

dal magma aureo degli occhi.

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Baratri in cui si annidano

arti lillipuziane,

folle di licaoni, romanzi di orche gialle;

moli da cui prende il largo

l’uomo in perenne deriva

dalla proda di pietra corinzia.

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Navi incatenate affondano

nelle spire di incensi.

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L’alba un arazzo di ipotesi

lussureggianti.

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7/1/2024

Terrazzamenti aurei su alture

Terrazzamenti aurei su alture

inaccessibili al pianto e alla collera dei giorni

regnano sulle falesie nere.

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Il loro ventoso corruccio

disperde le partenze dei grandi cercatori di occhi,

graffia con rose di pietrisco

i larghi letti di avorio

in cui si versano gli amori fuori corso.

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Tra le fiamme della resurrezione

le alte dimore crollano

sul pianeta salato.

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5/6/2023

Principi viziosi nelle torri d’anice

Principi viziosi nelle torri d’anice

sorbiscono da coppe ancestrali i glaucomi,

gocce piovute dal soffitto in cancrena.

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La sorpresa ribalta i loro occhi avariati

uccide le consorti con garofani astratti.

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Piego la testa ciondoloni, e quasi

l’enorme peso ne recide il gambo

in un sussulto di stami scarlatti.

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Scendono i principi dal capo ronzante

porgono il braccio galante alle defunte

e di conserva muovono alla reggia

come agli altari del domino d’ombre.

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29/5/1988

La falange dissepolta

La falange dissepolta che procede dal calice

fra pietre sgominate e fienagione incorrotta

reticola albe rabbiose

ondeggia nella campagna turrita

sotto la regola del lago magnetico.

Chi tenne mano ai suoi riti fragorosi

alla falcidie d’occhi, allo sperpero delle brume

non può dolersi di affetti divelti

di soglie del pianto oltrepassate.

Nel giorno che vedrà il rosseggiare

lontano delle giogaie

per un crepitio di pellicce nei boschi cedui

al culmine dell’inginocchiamento dinanzi a un re salico

quegli avrà in dono la sua porzione di giustizia e di usi civici

tranciata dalla sciabola. Dovrà accettarla

guardandosi i piedi smarrito

ed ogni vanto gli sarà interdetto.

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23/4/1987

Occupati da un mare che tritura nacchere e spezie

Occupati da un mare che tritura nacchere e spezie

sbattuti dall’ondata candeggiante

in una grotta lontana

inchiodati da un nero piede tribale

i nostri occhi viaggiano nella corrente che defluisce dal mondo.

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Siedo davanti al macigno

che percuoto con l’osso scintillante.

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Cammino sulla crosta terrestre come un equilibrista sulla palla; i continenti appaiono precipitosamente all’orizzonte; marciando si susseguono sotto i miei piedi.

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Maneggio un gioco di pazienza: far scendere nove palline in nove circuiti. Il mio vicino di tavolo si accorge per primo che ho in mano il sistema solare.

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Forse tutto ciò è sogno? commento alla finestra.

Il bicchiere che brandisco contro il sole risponde con un riflesso sanguinolento che si attorciglia al mio braccio.

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21/1/1983