Chopin – Notturno op. 55 n. 2
pf Serena Valluzzi
Serena Valluzzi è molto brava. Ma, se posso permettermi un appunto, mi pare che non abbia trovato un perfetto bilanciamento delle voci e inoltre che le tratti a volte troppo energicamente.
La mano sinistra deve tessere il suo arabesco per rivestirne la linea melodica dettata dalla destra, non mettersi in competizione con essa. L’equilibrio fra le voci, molto articolate, è la cosa più difficile. Alla destra ne compare spesso una seconda, che dovrebbe rimanere in secondo piano, mentre qui tende a sopraffare la prima.
La cogitabonda elegia del tema cammina in punta di piedi, facendosi via via più complicata, e attraversa slarghi con trilli e altre figurazioni che la portano, in una trepidante meditazione, ad aprirsi su quella delicatissima fioritura discendente delle ultime battute che, come talora accade nelle catarsi chopiniane, dilagano verso gli estremi della tastiera.
Esporla a una luce troppo forte la snatura, ne fa un canto a gola spiegata, una passione declamata, annullando la ritrosia del mistero.
Alla sinistra è affidato un arpeggio discreto, che non va appesantito, tanto più che riceve costante risonanza dal pedale.
In definitiva avrei preferito una dizione meno robusta, una luce più sfumata. Spero che l’esuberanza della giovane Valluzzi possa in futuro trovare un temperamento nella sua già spiccata sensibilità.