Di nuovo una seta lampeggiante e scostata

Di nuovo una seta lampeggiante e scostata

dissuggella il fiume mesciuto dal tornio della terra: trema

colpendo gli animali sulle sponde, intima curve, 

dimentico degli albori, 

schiaccia i ladri di pietre, strozza barche,

pompa liquore nei capillari terrestri.

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22.4.1982

Incantatore dall’occhio allagato

Incantatore dall’occhio allagato

di battaglie macedoni, gesticolii,

strette di mano antiche, furiosi arcobaleni

le mie caviglie nel raggiro dell’acqua

assisto alla destituzione del cielo

lento sviluppo di globi gassosi

ozioso pescatore rosso che ridipinge i pesci

i piedi disciolti nelle correnti tigrate.

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5/4/1982

È la paura, animale da cortile

È la paura, animale da cortile

deposto sull’aia sterminata

coperta di violoncelli

percorsa da soavi digressioni.

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È la maglia fratturata della terra

in cui discende per sempre il reziario

dal mal pagato sudore.

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Cerco ancora la riviera inesausta

osservatorio di brillii

ove in rimbrotti d’acqua

bianchi temi s’intrecciano d’azzurro:

puramente paesaggio, rimirato

nella persona infinita.

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20/3/1982

Posso affaticarti con la poesia?

Posso affaticarti con la poesia?

Posso farti un’investitura di melograni?

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Ronzanti mi percorrono le risposte,

mi uccidono con premeditazione insistente,

mi affilano con elettricità continua.

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Tonfano giù dal libro

che sto scrivendo nella stanza accanto:

formiche di mercurio si sparpagliano, e di nuovo

batte il vento nel sacco.

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Mi riadatto ai viottoli dei soliti pensieri:

frettolose rassegne di belle mute,

un’uggia appiccicosa, un rimpianto di sculture,

un afflato decelerante, porpora d’oceano

con appendice d’oboe e di raganelle.

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26/1/1982

Ti ho predetta

Ti ho predetta

aperta, disancorata e spaziale.

Sei venuta nell’aurora

a capo di armenti rischiarati

spezzando verghe di fuliggine, con pastorale turgore.

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Mi fai ricordare di tutte le isole

che non ho scoperto, o a cui ho impedito di nascere.

Fomenti la mia indole senza lido, che un tempo

stipulava atti di pirateria

o risolveva dubbi di circumnavigazione.

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Nulla di ciò che chiedi è sacro:

pennacchi eretici e un sincopato tubare

annunciano agli esuli di mare

la nave che ti racchiude.

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Sul tuo petto di schiuma lavorata

erra la bocca in dolce

profanazione.

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25/1/1982

Stella d’angolo

Stella d’angolo, a te si volge

il mio inverno di pensieri,

la mia solitudine di giglio afoso.

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Lattuga onoraria del mio orto,

infermiera cristallina con baci

incontrata lungo un viale di vetro,

ninfa di sinuoso acciaio,

accanto alla tua fortezza d’aceto

martella la mia inquieta cecità con palpiti.

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Pepe rosa, balaustra di sale vacillante, ape riunita

nomi mischiati che lungamente rotolano verso il tuo corpo.

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24/1/1982

Dopo relazioni infinitamente notturne

Dopo relazioni infinitamente notturne, dopo enciclopedie rissose,

dopo gridi salati, dopo l’upupa di espiazione

e il greto di anime torrefatte

si acquietano le chiavi infantili

accanto all’ora dello stagno inconciliabile

assediato da angeli di monito.

Più in là, dormono sculture cispose e birre in esilio.

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Lavoro ogni giorno a questa materia ritrosa

infastidisco gli attori minerali

decido panorami tumidi.

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Dicembre 1981

Curvando indecisi crochi

Curvando indecisi crochi

ammaliato dal lucignolo che svetta

edifico saluti, spingo volti

in forzieri, verdi facce

macinate dall’onda.

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L’uccello dal cranio raso

impedisce il riposo: lontano

è il suo accerchiamento, vicino lo strido.

Passa come lancetta o disciplina,

vira sicuro nell’acre alba.

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Non ho nulla da vendergli:

come un postiglione siedo eretto,

conduco le ore baie e pezzate, con sontuose

nappe e domeniche, e tinnire

di martedì.

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4/11/1981