Fra templi e atenei si dibatte

Fra templi e atenei si dibatte

il dilemma divino, che infervora

le menti bianche all’apice

perse fra le magnolie e i gorgoglii.

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Il pensiero riottoso insuperbisce,

si decuplica in rivoli

che travagliano i secoli di marmo.

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Nell’immoto domani

la cinciallegra coglie la festuca

da regalare al nido.

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28/3/2024

Collidono le placche

Collidono le placche;

l’uomo si ridisegna

sballottato dall’ira di rissosi giganti.

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Il pensiero eternato nell’ambra

scavalca secoli, vede regni cadere:

il suo maremoto arriva a lambirci.

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L’emissario di tante notti

riceve il capitolato di ogni civiltà,

trascina le sue reti cariche

fino al traguardo del tempo.

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Un tizzone di spirito

si spende nell’assenza.

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14/9/2023

Posso affaticarti con la poesia?

Posso affaticarti con la poesia?

Posso farti un’investitura di melograni?

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Ronzanti mi percorrono le risposte,

mi uccidono con premeditazione insistente,

mi affilano con elettricità continua.

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Tonfano giù dal libro

che sto scrivendo nella stanza accanto:

formiche di mercurio si sparpagliano, e di nuovo

batte il vento nel sacco.

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Mi riadatto ai viottoli dei soliti pensieri:

frettolose rassegne di belle mute,

un’uggia appiccicosa, un rimpianto di sculture,

un afflato decelerante, porpora d’oceano

con appendice d’oboe e di raganelle.

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26/1/1982

Stella d’angolo

Stella d’angolo, a te si volge

il mio inverno di pensieri,

la mia solitudine di giglio afoso.

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Lattuga onoraria del mio orto,

infermiera cristallina con baci

incontrata lungo un viale di vetro,

ninfa di sinuoso acciaio,

accanto alla tua fortezza d’aceto

martella la mia inquieta cecità con palpiti.

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Pepe rosa, balaustra di sale vacillante, ape riunita

nomi mischiati che lungamente rotolano verso il tuo corpo.

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24/1/1982

Il presagio di una movenza apre la grandine del verso.

Il presagio di una movenza apre la grandine del verso.

Sostantivi calcarei nel letto della prosa schiumante

tromba di legioni trafugate

rendono giustizia all’albatros, ai suoi appelli che rinunciano al mare,

al baluginio di squama del pensiero.

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Oltrepassiamo il sangue

invischiamoci nell’ocra dell’infermità e dei santi

non pentiamoci di aver formulato un augurio di rondine accorata.

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Un implicito vento nel terrore che scorta la nostra fuga

un’intesa di cancri nello zolfo che addenta i nostri passi.

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8.10.1979

Tuffo le ciglia nei miei pensieri

Tuffo le ciglia nei miei pensieri

in cui nuoti come un asteroide di tenera polpa.

Che lungo giro siderale per venire a te

che catena di abbandoni punteggiata di fosfori crudeli.

Non faccio che nascondere le mani sotto una coltre evasiva,

bere alla tua fiaccola, succhiare l’incantesimo dei tuoi piedi.

Trasmigro in te inquietamente

moltiplico le ali intorno al tuo nome

accendo allodole di devozione in cieli che ti ripetono.

Dal mio volto cade la città a scaglie

e il buio, bestia che corre a rintanarsi.

Un vento triste e molle, l’amarti.

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9.7.1979