Il villaggio strumentale versa dal fianco il suo spumante di frasi intermittenti sull’area monotona degli astanti; con aerei calzari imprime rapide sofferenze su quelle teste appagate; marosi di note salgono ai loro occhi, attentano alle scriminature in ordine.
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Noi che, usciti dal rosso minerale
del sonno, in stazioni d’alta quota,
leviamo avidi, nel calice, la febbre,
non riudremo, in salotti sconsacrati,
l’avvenente celeste scalpiccio
dei clarini, la bianca solitaria
cavata della viola, od il profondo
tuffo dei timpani nel cuore.
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In scontrosi deserti capovolti
il cui soffitto di dune il grido irriga
d’equipaggi in pericolo,
arrostiremo in dispetto lucertole
d’ora in ora smarrendo della mente
il volo indeclinabile.
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19/8/1982