Saluta la stagione fervente

Saluta la stagione fervente

stesa sul selciato di ossidiana,

chiusa nei petti che solcano l’aria.

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Cerchi in sonno parenti perduti,

morti o troppo cresciuti per ricordarsi di te.

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Rincorri inebetito il tempo

che tutto ha trasformato

mentre ruzzolavi sui greti

dipingendo scenari con gli occhi,

pregustando sorsate di vino

che in cantina hai lasciato irrancidire.

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Cuccioli in spazi aperti si accapigliano;

dal tuo cocuzzolo di sabbia

si allontana il guaito.

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15/3/2024

Inalbero il dissidio come una stella nociva

Inalbero il dissidio come una stella nociva,

un incendio nei quartieri più eretici,

un dito nel colonnato infetto.

Riappaio, al buio, dopo notti e pavane,

tra i licheni del dubbio, al cospetto

di torri sbigottite:

il mondo non è più quello; interrogo

l’unica voce nell’aria, un pedale d’organo

tenuto. Chi osa

replicare, parlare

della gentile ecatombe,

picchiare al ventre perenne per consiglio?

Nessuno si volta, nessuno ha più ricordi.

Non fuggite vuotando i cassetti

e sotterrando le bestie; non imbarcatevi

sulle feluche ansiose:

non lasciatemi solo a contrastare

l’ospite riluttante, sgradito alle mogli,

che elesse contagio in noi.

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6/4/1987

Il portatore d’acqua sul pontile

Il portatore d’acqua sul pontile domanda pazienza: la sua andatura antica, le sue spalle prosaiche, la sua stessa figura scomparsa sono di monito ai moderni.

Battaglioni piumati su cuscinetti d’aria pattugliano i raccordi fra i capisaldi, tecnicamente imprendibili, ricolmi di armi caduche. La speranza traina il suo carro sonnolento dal pontile alla greppia e dalla greppia al punto di vettovagliamento. L’incontro dei militari coi buoi è un calmo interludio fra due doveri di guerra e di donne.

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3/11/1985

Con rumore di infinità si urtano

Con rumore di infinità si urtano sul camion i bidoni di tenebre

correndo verso il crepitio dei rami bianchi

sotto i passi bagnati della luce.

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Calpesto un liquido interminabilmente nero che si versa dalle mie tasche,

fermentato con tuoni urticanti, apoplessie stranamente sorridenti,

arti di portentosi vasai che sagomano il cuore.

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Sciolgo i viticci e i dubbi femminili

di pellegrine che mi si affiancano con capelli interrogativi:

la loro veloce gratitudine

rischiara la direzione del mio sonno.

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Il viandare si perde brevemente in un coro

lanoso, che movimenta l’orizzonte.

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Siedo, e mi accerchia l’aria:

tiene a distanza il tempo coi suoi falchi

e gli uomini e le loro libagioni;

mi lascia

la punitiva intimità del cruccio.

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Dèi paludosi vengono in nostro soccorso

dardeggiando cinabro, arcuando i dorsi terribili,

inforcando cavalli di corno e meteoriti:

snidano gli avversari dal fondo del baco,

sciolgono i crocchi nei viali sottomarini,

commissionano elogi a cronografi imbellettati.

Li guardiamo combattere,

impoltroniti sognatori di future rovine.

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Solo nenie fioccano sui nostri campi bianchi,

la durlindana dorme nella buccina,

scolorita vetraglia

ritorna dalla pioggia.

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È un attonito e stracco almanaccare

sui panni trepidando sciorinati,

un’attenzione vischiosa al metronomo

che si attesta nel nostro respiro.

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Con rumore di immensità si urtano sul camion i sacchi di tenebre

in corsa verso il luogo dove crepita il ramo bianco della luce.

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7/5/1982

È la consolazione del vecchio

È la consolazione del vecchio

rimasto a guardare un punto

non trovato nell’aria

con due stelle slabbrate.

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È il plasma dell’artefice febbrile

che risale abbracci copiosi

di vite immaginarie.

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È un’attenzione, impartita dalle alture,

ai testi gutturali della notte,

agli spilli iracondi della pioggia,

al volo primario dei ghiacci.

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28/4/1982

Nel tuo sgambettare nel freddo

Nel tuo 

sgambettare nel freddo

sugli svelti legnetti degli stinchi

c’è come un’imitazione di grazia.

Mentre infili le chiavi nella macchina

volgi intorno uno sguardo sciupato.

Come

sentire di te, dama in bilico

fra una cintura di fervore e l’età di sasso?

Come rivederti

fra un anno o dieci

per confrontarci, additarci negli specchi?

Sei solo un volto che accade

fra tanti non ripetuti

emanati dall’aria.

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27/4/1982