Inalbero il dissidio come una stella nociva

Inalbero il dissidio come una stella nociva,

un incendio nei quartieri più eretici,

un dito nel colonnato infetto.

Riappaio, al buio, dopo notti e pavane,

tra i licheni del dubbio, al cospetto

di torri sbigottite:

il mondo non è più quello; interrogo

l’unica voce nell’aria, un pedale d’organo

tenuto. Chi osa

replicare, parlare

della gentile ecatombe,

picchiare al ventre perenne per consiglio?

Nessuno si volta, nessuno ha più ricordi.

Non fuggite vuotando i cassetti

e sotterrando le bestie; non imbarcatevi

sulle feluche ansiose:

non lasciatemi solo a contrastare

l’ospite riluttante, sgradito alle mogli,

che elesse contagio in noi.

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6/4/1987