Da un bosco di dita arcuate e fragili pedali
si snoda la via erbosa del mattino
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L’aurora si dilata
laringe d’organo
dissolta nel cavo del respiro
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28/1/2024
Da un bosco di dita arcuate e fragili pedali
si snoda la via erbosa del mattino
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L’aurora si dilata
laringe d’organo
dissolta nel cavo del respiro
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28/1/2024
Inalbero il dissidio come una stella nociva,
un incendio nei quartieri più eretici,
un dito nel colonnato infetto.
Riappaio, al buio, dopo notti e pavane,
tra i licheni del dubbio, al cospetto
di torri sbigottite:
il mondo non è più quello; interrogo
l’unica voce nell’aria, un pedale d’organo
tenuto. Chi osa
replicare, parlare
della gentile ecatombe,
picchiare al ventre perenne per consiglio?
Nessuno si volta, nessuno ha più ricordi.
Non fuggite vuotando i cassetti
e sotterrando le bestie; non imbarcatevi
sulle feluche ansiose:
non lasciatemi solo a contrastare
l’ospite riluttante, sgradito alle mogli,
che elesse contagio in noi.
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6/4/1987
Radiosa pazzia degli organi
infiammate sentenze viperine
e l’eccesso del salto e della tenebra
in un pinnacolo perso
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Ore con conoscenza di sferza
fermo diaspro in una nube morta
risollevavo le luci all’agave aria
e chi mai, mordendo tra le luci, e chi
mai
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11/2/1980
Coltivare pietre e sequestrare sassi
Rubare la frutta al malato e mentire agli arcipelaghi di Stato
Verniciare di palpiti le canne d’organo
Calcolare il rosso zucchero dei pianeti
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1970