I gradi delle scalee vuote

I gradi delle scalee vuote come il respiro degli inermi

Fiaccole punteggiano gli spalti dell’emiciclo

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Adrasto mi diede il potere di deliziare i roseti

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Montano le maree a sconvolgere le terrazze

Le fiaccole vacillano sulle platee in fuga

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Resto indietro, passivo traduttore di effluvi nella vigna solitaria

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15/4/2023

Respiro nella contrada fredda

Respiro nella contrada fredda

disertata dalle compagnie.

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Maneggio i martelletti, gli stampi, gli alambicchi

che a escogitare mi furono amici.

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Il fiato si precisa

e si addensa in pareti

a me solo visibili e sonanti.

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Deposta ogni ambizione d’azzurro

rimiro l’erbario fossile

dell’uomo attenuato.

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24/11/2022

Era il tempo del pasticciamento felice

Era il tempo del pasticciamento felice, della disordinata concretezza, quando profondevo succhi ed iperboli e scompaginavo i quadri.

Non temevo il ricatto della ragione, la necessità del sentimento. I miei turbamenti erano cromatici, l’ossessione veniva aggredita a colpi d’ascia. I tramonti venivano taciuti, i pendii frastagliati di palizzate, le case si sgretolavano prima di invecchiare.

Il grande respiro sovrano risucchiava ed alterava le linee, gli elementi del miscuglio ripiombavano giù deformati.

Niente è cambiato da allora.

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26/10/1982

Dalla coltivazione del tuo corpo

Dalla coltivazione del tuo corpo, dall’ardore incessante cui lo sottopongo, mi aspetto che nascano pantere bianche e vampe di lino.

Sbalzati nei cirri di una lotta gloriosa, sospingiamo le nostre armate ai confini dei corpi. I miei plotoni sciti vanno incontro al temporale della tua pelle. Le tue torme assaltano la mia barbara esultanza di cammelliere.

Scorribande presso le tue ginocchia, rivoli di platino muto lungo le tue cosce. Ti mando al rogo con le mie arti burrascose; mi sgretoli con lo scettro dei tuoi latrati.

Il mio petto fronteggia lo sconvolgente destino dei tuoi paesi fiammeggianti. Il tuo torpore, che rivaleggia coi tuoi sussulti, scaraventa leoncini sul mio collo. È il momento di scempiarti, di piantare speroni nel tuo ombelico. Quando avrò smembrato le tue implorazioni clandestine e spezzato la liana delle tue indagini, sarai autorizzata a incatenarmi i piedi in cammino, strozzare i rampicanti sulla mia schiena, sgualcire l’iperbole del mio respiro. Ci ameremo inurbanamente.

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1977

Spostamenti villani di visceri e oggetti

Spostamenti villani di visceri e oggetti

nella penombra tormentata dai chiavistelli

Sacchi di popolazioni espulse dalla carne

in preda a progressioni verbali con culmini di latte

Il gigante continuo che si ispessisce

mentre riverso intensifica le tempie

fluorescenza del respiro

Ascoltate l’acqua

Prendete esempio dalla spina

Mi torco, propenso alle sabbie

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1976