Da un bosco di dita arcuate e fragili pedali
si snoda la via erbosa del mattino
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L’aurora si dilata
laringe d’organo
dissolta nel cavo del respiro
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28/1/2024
Da un bosco di dita arcuate e fragili pedali
si snoda la via erbosa del mattino
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L’aurora si dilata
laringe d’organo
dissolta nel cavo del respiro
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28/1/2024
I gradi delle scalee vuote come il respiro degli inermi
Fiaccole punteggiano gli spalti dell’emiciclo
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Adrasto mi diede il potere di deliziare i roseti
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Montano le maree a sconvolgere le terrazze
Le fiaccole vacillano sulle platee in fuga
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Resto indietro, passivo traduttore di effluvi nella vigna solitaria
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15/4/2023
Respiro nella contrada fredda
disertata dalle compagnie.
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Maneggio i martelletti, gli stampi, gli alambicchi
che a escogitare mi furono amici.
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Il fiato si precisa
e si addensa in pareti
a me solo visibili e sonanti.
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Deposta ogni ambizione d’azzurro
rimiro l’erbario fossile
dell’uomo attenuato.
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24/11/2022
Era il tempo del pasticciamento felice, della disordinata concretezza, quando profondevo succhi ed iperboli e scompaginavo i quadri.
Non temevo il ricatto della ragione, la necessità del sentimento. I miei turbamenti erano cromatici, l’ossessione veniva aggredita a colpi d’ascia. I tramonti venivano taciuti, i pendii frastagliati di palizzate, le case si sgretolavano prima di invecchiare.
Il grande respiro sovrano risucchiava ed alterava le linee, gli elementi del miscuglio ripiombavano giù deformati.
Niente è cambiato da allora.
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26/10/1982
Dalla coltivazione del tuo corpo, dall’ardore incessante cui lo sottopongo, mi aspetto che nascano pantere bianche e vampe di lino.
Sbalzati nei cirri di una lotta gloriosa, sospingiamo le nostre armate ai confini dei corpi. I miei plotoni sciti vanno incontro al temporale della tua pelle. Le tue torme assaltano la mia barbara esultanza di cammelliere.
Scorribande presso le tue ginocchia, rivoli di platino muto lungo le tue cosce. Ti mando al rogo con le mie arti burrascose; mi sgretoli con lo scettro dei tuoi latrati.
Il mio petto fronteggia lo sconvolgente destino dei tuoi paesi fiammeggianti. Il tuo torpore, che rivaleggia coi tuoi sussulti, scaraventa leoncini sul mio collo. È il momento di scempiarti, di piantare speroni nel tuo ombelico. Quando avrò smembrato le tue implorazioni clandestine e spezzato la liana delle tue indagini, sarai autorizzata a incatenarmi i piedi in cammino, strozzare i rampicanti sulla mia schiena, sgualcire l’iperbole del mio respiro. Ci ameremo inurbanamente.
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1977
Spostamenti villani di visceri e oggetti
nella penombra tormentata dai chiavistelli
Sacchi di popolazioni espulse dalla carne
in preda a progressioni verbali con culmini di latte
Il gigante continuo che si ispessisce
mentre riverso intensifica le tempie
fluorescenza del respiro
Ascoltate l’acqua
Prendete esempio dalla spina
Mi torco, propenso alle sabbie
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1976