Da un bosco di dita arcuate e fragili pedali
si snoda la via erbosa del mattino
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L’aurora si dilata
laringe d’organo
dissolta nel cavo del respiro
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28/1/2024
Da un bosco di dita arcuate e fragili pedali
si snoda la via erbosa del mattino
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L’aurora si dilata
laringe d’organo
dissolta nel cavo del respiro
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28/1/2024
La linea crestata che s’insinua nel bosco
ghermisce il respiro delle foglie,
pedina i piccoli passi
saltellanti di chiazza in chiazza,
sprofonda nel refrigerio
di grandi masse nere.
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14/3/2023
Naiadi accenti circonflessi
il flusso negli alveoli del bosco
occhi tigrati accesi
un lume ripara nella nebbia
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20/12/2015
Accorrete alla lavorazione del manto!
Nelle stanze del refe i lavoranti,
carponi sotto il manto,
rivendono i ditali,
oppongono sonno a magia.
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Il sonno, con occhiate sgargianti e impetuose, lancia i suoi sergenti sulle valvole ed occupa i telai del giorno. Invece di morire, i tessitori
concedono alla bocca di emettere stoffa vacillante. Perché nulla si consumi prima della tessitura: circondano il campo della grana. Escono dal treno di lamentazioni al lavoro, dall’ultimo vagone
dalla bocca socchiusa: ed è notte. Attorno al minuto fulmineo, al rocchetto spento, riprendono l’organza nella lucciola. Stormisce una cifra nel bosco damascato. I dimoranti nel lembo non si risparmiano:
gli inutili, i preziosi, gettano gli aghi e meditano l’incompiuto. I compagni di pozioni, i colleghi di broccato esterrefatto, rilucono e vi iscrivono i sortilegi.
Quando, nel mese delle venticinque notti, il decotto sarà diluito e poi bollito, e le lagnanze della porpora subiranno il bagno del colore residuo, e un’acciaccatura cadrà dallo spartito, un giudice imperfetto statuirà il governo del velluto e dell’alpaca, come giovani buoi accoppiati, nella tesoreria delle stoffe.
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21/7/1982
Per questo c’è una spiegazione.
Per tutto c’è. Anche per questo verme senza occhi che si arrampica sul muro,
per questa casa smussata agli angoli, per questo foglio che annerisce,
per la testa d’uomo a forma di roccia trovata fra le tegole ammonticchiate in cortile.
Il gioco è breve, la caccia sta per finire.
I daini si rincorrono sperando di arrivare alla fine del bosco
che si prolunga in una siepe azzurra presso cui uno zoppo sospira.
Tornando indietro si raccolgono diamanti insperati ed erba fosforescente.
Uscendo all’aperto ci si ricorda dell’infanzia e si chiama verso la montagna
che non può rispondere, non può portare risposte.
In altri momenti si cercherebbe di scivolare inosservati:
non in questo giorno di gloria implacabile,
di rimorsi e verità accecanti.
Fingete di sapere la lezione.
Mangiate in silenzio, poi andatevene.
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1972
Resina, bitume che si incunea
boscaglia in secca
E, dalla falla, biglie o svelti pigmei
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1972