Si affatica sull’erta il violoncello

Si affatica sull’erta il violoncello

che non ambisce alla gloria ma a spezzare

la pietra quotidiana

gemendo di preghiera,

risalendo la china della luce,

straniero tra i nidi del gorgheggio,

oscuro agli amanti

di vaghe barcarole

rapiti da un frullo di sandali

nelle indolenti astanterie del mare.

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Noi che chiniamo la testa al rigore

del suo aratro di stento, che apre i nostri

territori di cuoio,

sostiamo attenti all’attimo

trepido in cui l’archetto

inaspettato busserà al cuore,

alla sua voluttà di eruttare.

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20/2/2024

La vita si legge in nastri rupestri

La vita si legge in nastri rupestri

affumicati dal tempo, fecondati

dal magma aureo degli occhi.

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Baratri in cui si annidano

arti lillipuziane,

folle di licaoni, romanzi di orche gialle;

moli da cui prende il largo

l’uomo in perenne deriva

dalla proda di pietra corinzia.

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Navi incatenate affondano

nelle spire di incensi.

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L’alba un arazzo di ipotesi

lussureggianti.

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7/1/2024

Come un panno senza bocca

Come un panno senza bocca

come una moneta annegata

come un dente, una sepoltura,

triste come la vergogna

come un sole appassito o un’ortica stanca,

una pietra, un cervello sporco.

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Triste, triste come un buco

e solo come un vento sradicato.

Lei respira lontano, parla in un’altra città

ha un volto di sterminio e un seno con macchie di colomba

e l’adoro con ranuncoli, gote,

serre selvagge, pallide

immensità.

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L’amore mio vaga cercando festini

perdendo unghie stordite

e non capisce se ama o è amato, o muore tra verghe

che stormiscono, spiano come un bosco velenoso

che non sopporta il languore.

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M’inginocchio nel vuoto, supponendo e gelando,

sciupando sangue in un seme folgorato.

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27.12.1979