Si affatica sull’erta il violoncello
che non ambisce alla gloria ma a spezzare
la pietra quotidiana
gemendo di preghiera,
risalendo la china della luce,
straniero tra i nidi del gorgheggio,
oscuro agli amanti
di vaghe barcarole
rapiti da un frullo di sandali
nelle indolenti astanterie del mare.
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Noi che chiniamo la testa al rigore
del suo aratro di stento, che apre i nostri
territori di cuoio,
sostiamo attenti all’attimo
trepido in cui l’archetto
inaspettato busserà al cuore,
alla sua voluttà di eruttare.
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20/2/2024