Quando il primo raggio ferì la pietra,
cesellando le vite da istoriare,
ci fu ascolto sospeso nella valle,
gobbe si trascinarono sui versanti,
la meraviglia punse visi
illividiti.
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7/2/2024
Quando il primo raggio ferì la pietra,
cesellando le vite da istoriare,
ci fu ascolto sospeso nella valle,
gobbe si trascinarono sui versanti,
la meraviglia punse visi
illividiti.
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7/2/2024
Si abbatte il lago di ferro
centrifugando foglie,
deformando la corsa
degli animali nel lenzuolo verde.
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Il raggio indaco espulso dal suo cuore
riga il costato del cielo.
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Vagano genti orfane del lago
flagellate da angeli vuoti.
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26/12/2023
Nei quartieri a raggiera
dove fioccano folti i ricoveri
strani dottori auscultano
declinazioni di vento
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27/1/2023
Mi levo sulle stuoie, ponendomi a questa
finestra che inquadra residui di architettura:
mezzo frontone, un mozzicone di campanile,
un tratto di ballatoio;
le nubi che insoddisfatte riedificano
senza posa le loro sculture.
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Compongo il mio profilo sul perno celeste,
soggetto ai climi, ai densi umori planetari,
intorbidato dall’acqua delle mappe.
La mia vita si spende nella pagaia:
sensazioni flessuose si accomiatano alle anse,
richiami di fiere oltrepassano il corpo ammutolito.
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Prigioniero del lucernario
risalgo i raggi sconfitti
(affondano nel ventre della casa)
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L’orazione spezza per sempre i suoi scudi:
muore nel fulgore ellenistico, come statua ripudiata,
muore tra l’incertezza e la fatica, come una talpa invecchiata,
e infine muore, asciuttamente, con labbra grinzose.
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Questa dovrebb’essere, e non è, la fine:
la penna riappare sull’ala, i luoghi s’empiono di parole,
il canterano di vecchi tessuti abusivi e neri cimeli.
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Chi può dire, tra breve, che altre fole
racconteranno ospiti semiseri
rimestando la cenere nei piatti?
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9/9/1982